Le misteriose iscrizioni del Tempio Sant’Angelo

Avete mai notato la misteriose iscrizioni a lettere greche che si trovano incise a Perugia su alcuni capitelli del Tempio Sant’Angelo ?
La chiesa è a pianta centrale e s’incontra in cima ad un colle, a nord di Perugia, raggiungibile percorrendo una ripida via del centro storico, costellata da monasteri, oratori e botteghe medievali. Un tempo chiamata via Lungara, e in seguito rinominata corso Garibaldi, questa strada segue l’antico tracciato della via Amerina.
All’apice del quartiere medievale, nei pressi del cassero di Porta Sant’Angelo (che è la porta settentrionale della cinta muraria medievale), si erge la chiesa tonda intitolata all’arcangelo, la cui architettura risale all’ età paleocristiana. All’interno l’edificio si caratterizza per un bellissimo colonnato anulare, formato da otto coppie di colonne di spoglio di età romana. Recuperate e riassemblate intorno al VII secolo, le sedici colonne dividono l’interno in due spazi concentrici: un vano interno e un deambulatorio esterno.
In corrispondenza di due sole coppie di colonne, quella disposta a nord e quella orientata a sud del peristilio, si notano dei trigrammi a lettere greche, ovvero delle sigle a tre lettere, incise nel marmo bianco sulle gole degli abachi dei capitelli.

Il primo a tentare di decifrare il significato delle misteriose iscrizioni fu nel 1792 l’erudito Baldassarre Orsini, il quale ipotizzava che le sigle potessero indicare il nome dell’artefice che aveva realizzato i capitelli [1]. Interpretate successivamente come firme di artigiani di origine orientale, o come marchi di fabbrica di una squadra di scalpellini di età tardo adrianea [2], le sigle a lettere greche rappresentano in realtà, a parere di chi scrive, iscrizioni cristiane dal contenuto escatologico di salvezza, databili probabilmente al periodo altomedievale (VII secolo circa).

Analizzando tali iscrizioni possiamo scoprire risvolti inediti del periodo storico, ancora poco conosciuto, che in età paleocristiana vide Perugia amministrata da un Dux Perusinorum, ovvero un magister militum che governava la città per conto dell’esarca, sotto l’egida dell’Impero Romano d’Oriente.

Che le sigle a lettere greche non siano firme di artigiani lo confermerebbe anche un recente contributo di Stefano Borghini, il quale giustamente evidenzia come la presenza di caratteri rubricati (le incisioni nella pietra vennero in seguito ripassate con colore nero) farebbe escludere che le iscrizioni siano «sigle di cantiere degli scalpellini, perché in tal caso non sarebbe stato necessario (e forse anche deprecabile) ripassare i monogrammi a vernice per evidenziarli»[3].

I risultati della mia indagine (pubblicata sul Bollettino di Storia Patria per l’Umbria e consultabile al link qui sotto) proverebbero che le epigrafi rappresentino nomina sacra, riferibili alla persona di Cristo, e che tali lettere nascondano messaggi escatologici di salvezza, criptati e riservati a pochi iniziati.
L’analisi dei singoli caratteri alfabetici e la loro collocazione tutt’altro che casuale all’interno della geometria sacra del tempio, ha inoltre rivelato l’esistenza di significati numerici simbolici, che ho tentato di decodificare grazie all’aiuto di antiche scienze dei numeri, come la psefia e l’isopsefia.

La realizzazione del peristilio anulare (costruito come è noto attraverso il reimpiego di colonne, basi e capitelli già appartenuti ad edifici preesistenti), così come la realizzazione della chiesa a pianta circolare impostata su croce greca, risalirebbero dunque al VII secolo, come suggerisce la critica più recente[4]
Fu questo il periodo in cui Perugia, posta strategicamente lungo il territorio del cosiddetto “corridoio bizantino”, si caratterizzò come ducato autonomo guidato da un  Magister Militum , titolo riservato a quei generali dell’esercito imperiale che in qualità di alti dignitari della corte d’Oriente risiedevano nei ducati bizantini. Questi comandanti di guarnigione avevano al proprio seguito soldati, giunti da Oriente con le proprie famiglie, che ovviamente parlavano la lingua greca. Dalla mia indagine epigrafica emerge che le iscrizioni a lettere greche si legherebbero alla presenza di questa comunità militare di provenienza greco orientale che si insediò nella Perugia del VI, VII e VIII secolo.
Il luogo di culto fu probabilmente progettato, edificato e frequentato da questo gruppo parlante greco, che volle intitolarlo all’Arcangelo Michele in virtù delle sue prerogative di condottiero degli eserciti celesti, ritenuto protettore in battaglia dell’esercito dell’Impero d’Oriente, e venerato anche per il suo ruolo di psicagogo (accompagnatore delle anime) e di psicopompo (pesatore delle anime), e per questo invocato dai Cristiani d’Oriente e d’Occidente nel momento del trapasso.

Antonella Bazzoli – 24 Aprile 2013 

Per approfondimenti:

A. Bazzoli, VERA DEUM FACIES. A proposito delle iscrizioni del Tempio di Sant’Angelo in Perugia, in «Bollettino della Deputazione di storia patria per l’Umbria», CIX (2012), fasc. I -II, pp. 463-500.


[1] «Quattro di questi capitelli hanno buone forme greche e nell’abaco ci sono lettere scolpite in due fronti (…) A me sembra che possano indicare il nome dell’artefice» scriveva l’erudito nella sua Dissertazione sull’antico Tempio di Sant’Angelo. Orsini 1792, pp. 33-39

[2] L. Cenciaioli, I capitelli romani di Perugia, in «Annali della Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Perugia», volume XV, nuova serie volume I, Perugia, 1977/78.

[3] S. Borghini, Uso e caratteristiche del reimpiego nella chiesa di Sant’Angelo a Perugia: gli spolia come criterio ordinatore dello spazio architettonico, in Il reimpiego in architettura. Recupero, trasformazione, uso, a cura di J. F. Bernard, P. Bernardi e D. Esposito, Roma, Ecole Française de Rome, 2009 (Collection de l’Ecole Française de Rome, 418), p. 296.

[4] D. Scortecci, Riflessioni sulla cronologia del tempio perugino di San Michele Arcangelo, in «Rivista di Archeologia Cristiana», lxvii (1991), 2, pp. 405-428.