Le Vie Cave: luoghi dell’anima

Le Vie Cave erano dei camminamenti tagliati all’interno della roccia tufacea.
Lunghi e stretti corridoi, profondi e insinuanti meandri.
Queste “Tagliate”, antiche vie di comunicazione etrusche, furono però usate fino ai recenti anni ’50 dalle persone del posto che raggiungevano con l’asino i loro appezzamenti di terra coltivata, tra Pitigliano e Sovana.
Le Vie Cave sono tuttora un esempio unico e incredibile di regimazione idraulica (contenimento) e ingegneria stradale. Ma tutte le tonnellate di roccia, tagliate per realizzare questi percorsi, sembra impossibile che siano state fatte con l’unico intento di creare un viabilità interna.
Spesso, inoltre, dove c’è una Tagliata, ce ne sono altre nelle vicinanze, contigue, due vie cave che procedono parallele, con un loro “doppio” (come nel caso del Cavone e di S. Sebastiano).
Strade parallele, enormi percorsi attigui, non hanno ragione di sussistere e rimangono inspiegabili.
Le Vie Cave attraversano sempre una necropoli, aree sacre dove si svolgevano riti, cerimonie, processioni, atti di una società dedita al culto degli antenati e delle divinità sotterranee. Le Vie Cave, forse, erano sì dei percorsi ma “sacri”, legati al culto ctonio e dell’oltretomba.
La sacralità è attestata, appunto, dalla ricorrente presenza di tombe, se non di vere e proprie necropoli.
lungo la via cava
Anche la strana forma, l’andamento labirintico delle Vie Cave, rende manifesto che non possano essere considerate dei semplici “percorsi” viari.
Le loro proporzioni, infatti, sono al di là di una normale concezione costruttiva, con il loro carattere ciclopico o megalitico.
La loro grandiosità, che ti avvolge e ti cattura nella visita, è permeata di un eco che rimanda a un altro spazio, a una dimensione più vasta e sovrumana.
Il viaggio intrapreso al loro interno sembra quello fatto da ogni essere umano, dalla nascita al momento del trapasso, attraverso luoghi dell’interiorità sotterranea della terra, tra Ade, Persefone, Ecate, Plutone.
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Nella dura terra, negli spazi compressi, risulta arduo e ardimentoso aprire dei “passaggi”, richiede un durissimo e incessante lavoro.
Ma le nostre Vie Cave, da me particolarmente amate, affondano nel sottosuolo della madre Terra, nell’interiorità della roccia, nell’entrare negli inferi, nel loro restringersi come in un abbraccio, per poi sollevarsi verso l’alto, verso il cielo, il firmamento, l’aria leggera e umida, nell’aprirsi e tendersi per uscire, nell’allargarsi improvviso e inaspettato.
Luoghi dell’anima, di un viaggio nei sotterranei insondati e ,talvolta, insondabili, propri di ciascuno di noi.
E posare le mani su una parete è andare incontro alla terra, andare nel proprio centro, nella propria coscienza.
di Raffaella Galli – 31 maggio 2015