Quando la pergamena racconta…

Alcune pergamene medievali, ritrovate negli archivi dei monasteri di Santa Giuliana e di San Domenico a Perugia, ci forniscono indirettamente delle informazioni molto utili per conoscere la condizione femminile nel tardo medioevo.
I documenti presi in esame sembrano infatti confermare un ruolo sociale di relativa autonomia che la donna medievale avrebbe rivestito nella famiglia e nella società del XIII secolo.
Dall’analisi delle pergamene, risalenti al XIII e al XIV secolo, emerge che le donne di Perugia e del contado circostante, potevano acquistare immobili, gestire terreni, pagare imposte, fare contratti di locazione e persino sottoscrivere atti testamentari.
Scopriamo inoltre che seppure la dote era un requisito fondamentale per contrarre un matrimonio, tuttavia la donna sposandosi non perdeva tutti i diritti sui propri beni.  In caso di vedovanza, ad esempio, la donna rimasta senza marito poteva tornare a possedere parte delle proprietà cedute in dote.
E’ quanto dimostra l’atto notarile sottoscritto a Perugia nel 1300, dal quale risulta che un tale, di nome Vegna, riceve dal cognato Cescho la somma di 125 libre di denari pisani piccoli come dote per sua moglie Charutia (sorella di Cescho). Lo stesso Vegna dichiara che “per tale matrimonio, contratto secondo la legge longobarda, aveva già donato a Cescho, ricevente per la sorella, 31 libre e 5 soldi della detta moneta, come quarta parte dei suoi beni che la moglie avrebbe dovuto tenere in caso di vedovanza”.
Nel basso medioevo il pater familias sembra dunque avere un’autorità da gerente, più che da proprietario effettivo. E infatti, dai documenti che ho avuto modo di analizzare, emerge che spesso i coniugi amministravano insieme i beni di famiglia. Ciò è confermato anche da un atto notarile, sottoscritto a Gubbio nel 1269, nel quale si legge che un tale di nome Jacobus Benedictoli vende a un certo “Bonaore Salvali un pezzo di terra … al prezzo di 17 libre di denari ravennati e anconetani” e la vendita è sottoscritta insieme a sua moglie, domina Rustica Marci.  Dal documento si evince che, affinché l’atto di vendita del terreno potesse essere ritenuto valido, era necessario anche il consenso della moglie!


Lo stesso dato emerge da un altro documento, redatto a Perugia nel 1260, in cui un certo Giliuccio vende un pezzo di terra con vigna, per conto anche di sua moglie, domina Dialdana. Il consenso della donna viene sottoscritto con queste parole: “Domina Dialdana, uxor Giliutii et filia Lancelocti, consente alla vendita di cui sopra.” Si tratta peraltro dello stesso potente personaggio femminile di Perugia, noto come Madonna Dialdana, che concesse in locazione al Capitano del Popolo la casa torre che si trovava nella Platea Magna perugina, la cui struttura muraria è ancora in parte riconoscibile lungo via della Gabbia, anche se successivamente la torre fu inglobata nella costruzione del nuovo Palazzo dei Priori cominciato a costruire negli anni Novanta del XIII secolo.


Vendite, locazioni e atti testamentari potevano dunque avvenire anche da donna a donna, e da donna a uomo.
Nel 1340, ad esempio, scopriamo che una donna di Perugia di nome Tadea affittò a cottimo un pezzo di terra, con un contratto della durata di tre anni, ad una certa domina Clara da Villa di Pian del Carpine (attuale Magione).
E scopriamo anche che nel testamento di domina Bartola, identificata come figlia di Bentivegna e moglie di Gigio, numerosi legati furono lasciati in eredità a donne laiche e a religiose, alle quali la defunta era stata legata in vita, e i cui nomi sono così elencati nella relativa pergamena: “a domina Massaria Guillelmi, a domina Angeluzia Berardini, a domina Lucia de Genua e ancora a Ceccola, a Vanna, a Mita, a domina Agnese e a suor Margherita del monastero di Santa Giuliana sua figlia legittima.” Nello stesso documento si legge che domina Bartola “nomina poi eredi universali gli altri figli che potrà avere e, se non ne avrà, il marito Gigio”.

Antonella Bazzoli – 1 giugno 2009 (aggiornato a marzo 2016)

Per approfondimenti:

Le pergamene due-trecentesche del convento di S.Domenico e del monastero di S.Giuliana di Perugia” Volumnia editrice, 2000