Il regno di Dio: Luca e Tommaso a confronto

C’è un bellissimo passo nel vangelo di Luca, nel quale Gesù ci invita a cercare il regno di Dio, non fuori ma dentro di noi:
“...interrogato dai Farisei su quando verrebbe il regno di Dio, Gesù rispose loro dicendo: il regno di Dio non viene in maniera da attirar gli sguardi, né si dirà: – Eccolo qui, o eccolo là, perché ecco, il regno di Dio è dentro di voi ” (Luca 17, 20-21 )
Questa risposta di Gesù ai Farisei merita, a mio avviso, di essere confrontata con un’altra sentenza che si trova in un vangelo considerato apocrifo: il Vangelo di Tommaso che tornò alla luce fortuitamente nel 1945, nei pressi del villaggio di Nag Hammadi nell’alto Egitto.

 
L’alba sul monte Sinai (foto A. Bazzoli)

Questo antico testo fu rinvenuto insieme ad altri manoscritti in una giara. Le condizioni climatiche del deserto restituirono in buono stato gli scritti al suo interno.
I
l manoscritto apocrifo di Tommaso, che sembra risalire al IV secolo, è una versione copiata dall’originale e trascritta in lingua copta.
Forse fu una comunità di monaci a salvare il testo in questione (che siano stati i monaci di Pacomio?).
Il vangelo fu nascosto insieme ad altri preziosi manoscritti, probabilmente per evitare che i testi fossero distrutti dal vescovo di Alessandria Atanasio.
Siamo soltanto nei primi secoli che seguirono la morte di Gesù,
quando molti seguaci di Cristo trasmettevano ancora oralmente gli insegnamenti del maestro.
In Oriente cominciarono allora a nascere diverse comunità cristiane, che non sempre interpretavano e trasmettevano allo stesso modo le parole di Cristo.
Lentamente alcune versioni orali della parola di Gesù predominarono sulle altre, e gradualmente alcuni scritti finirono per essere riconosciuti dalla chiesa primitiva come testi “canonici” (cioè conformi alle regole), mentre altri scritti dello stesso periodo finirono per essere considerati “apocrifi”, termine di origine greca che significava “nascosto” indicando testi riservati solo agli iniziati, ma che successivamente finì per indicare tutti gli scritti non inclusi nel canone biblico autentico.

gospel_of_thomasVediamo allora cosa è scritto nell’apocrifo di Tommaso, a proposito del regno di Dio e della sua venuta:
Gesù disse: – Se coloro che vi guidano vi dicono: ecco il regno è nel cielo, allora gli uccelli del cielo vi precederanno. Se vi dicono che è nel mare, allora i pesci vi precederanno. Ma il regno è dentro di voi ed è esterno a voi. Quando voi avrete riconosciuto voi stessi allora sarete riconosciuti e saprete che siete i figli del Padre vivente. Se al contrario non vi riconoscete allora siete nella povertà e siete la povertà

Alcuni studiosi ritengono che i logia (così sono chiamati i 114 detti, raccolti nel Vangelo di Tommaso) rappresentino sentenze pronunciate da Gesù,  in un primo tempo trasmesse oralmente e solo successivamente trascritte (verosimilmente tra il 30 e il 50 d. C). 
Utilizzate come materiale per la stesura dei vangeli canonici, queste fonti originarie in un primo tempo servirono per la redazione del vangelo di Tommaso, e infatti
circa due terzi delle sentenze contenute nell’apocrifo coincidono con il contenuto di quanto è riportato anche nei vangeli canonici.

Jacopo Torriti, fine XIII secolo

Il nome dell’autore del vangelo apocrifo rinvenuto a Nag Hammadi è Didimo Giuda Tommaso. Nell’incipit del manoscritto si legge: “Ecco le parole segrete che Gesù vivente ha detto e che Didimo Giuda Tommaso (DIDYMOS IOYDAS QWMAS) ha trascritto“.
Molto probabilmente il vero nome dell’autore del vangelo era Giuda. Potrebbe trattarsi di uno degli apostoli di Gesù,  forse Giuda di Giacomo o forse addirittura Giuda Iscariota.
Quanto al nome
Tommaso, che in aramaico significa “gemello”, sembrerebbe trattarsi di un soprannome, così come 
l’appellativo Didimo che nella lingua greca significa pure “gemello”.
Qualcuno ha persino ipotizzato che Gesù abbia avuto un fratello gemello. C’è invece chi ritiene che non si tratti di un gemello biologico, ma di un gemello spirituale, ovvero un discepolo di Cristo che avendo compreso e fatto proprio  l’ insegnamento del maestro, fu considerato suo “gemello” nello spirito.
Ritengo che questa seconda ipotesi sia interessante e ci aiuti a comprendere ancor meglio l’argomento di questo articolo, ovvero il concetto cristiano secondo cui il regno di Dio si troverebbe all’ interno di ogni essere umano.
Quando voi avrete riconosciuto voi stessi, allora sarete riconosciuti e saprete che siete i figli del Padre vivente“.
Questa bellissima frase del vangelo di Tommaso mi fa pensare che il discepolo Didimo Giuda Tommaso, potrebbe aver “riconosciuto” se stesso e essendo “riconosciuto da Dio” come suo figlio, potrebbe essere diventato agli occhi dei primi cristiani simile al figlio di Dio.
In tal senso va forse interpretato il termine “gemello” (e ribadisco, forse, dato che nell’analisi e nell’interpretazione di testi sacri così antichi non si può mai avere certezza assoluta).
Con i nomi Tommaso e Didimo l’appellativo “gemello” viene ripetuto per ben due volte, quasi a voler rafforzare il concetto che Giuda, autore del vangelo apocrifo, era considerato l’alter ego del maestro Gesù dai seguaci di una comunità cristiana che salvò i preziosi manoscritti dalla distruzione, nascondendoli nella giara di Nag Hammadi .

di Antonella Bazzoli, 19 luglio 2016