Ipazia e Caterina

Oggi voglio parlarvi di due donne vissute intorno al IV secolo, due donne di fede diversa che ebbero in comune lo stesso destino: essere uccise dai propri nemici e diventare martiri per essere rimaste libere e fedeli al proprio credo.
Le due donne cui mi riferisco sono Caterina d’Alessandria, il cui martirio nel calendario liturgico cristiano viene ricordato il 25 novembre ,
ed Ipazia, filosofa e scienziata, figlia del famoso matematico Teone.
Entrambe nacquero ad Alessandria d’Egitto, entrambe furono belle e sapienti, ed entrambe finirono per diventare vittime della misoginia e delfanatismo dogmatico e religioso.
Le loro leggende differiscono per molti aspetti, ma pur avendo un nome diverso le due figure femminili sembrerebbe incarnare lo stesso personaggio storico. Nate e vissute entrambe ad Alessandria d’Egitto in età tardo imperiale le due figure sono ricordate per la loro cultura e per la loro bellezza . Sia Ipazia che Caterina ricevettero un’educazione che le rese colte e sapienti, determinate e famose, donne libere e indipendenti.
 
In questo affresco, fotografato nell’abbazia di Santa Croce a Sassoferrato, Caterina d’Alessandria tiene la ruota, simbolo del suo martirio, all’altezza del cuore

 

Ma entrambe finirono per essere uccise da spietati assassini, uomini ignobili ed ignoranti non  in grado di accettare che una donna potesse diventare famosa e amata, e che potesse rimanere libera anche senza essere sposata, grazie alla propria cultura e alla propria indipendenza.
Ipazia e Caterina furono vittime dell’invidia di esseri ignoranti e meschini, avidi di potere, gelosi e fanatici. Vili assassini che per giustificare il proprio deprecabile gesto usarono come pretesto il diverso credo religioso della loro vittima.
Si narra che Caterina d’Alessandria fu condannata al supplizio della ruota dentata, ma secondo la leggenda lo strumento di tortura si sarebbe spezzato per intervento divino. In seguito la martire avrebbe subìto altre terribili torture, fino alla decapitazione finale, avvenuta con una spada per mano di uno dei suoi aguzzini.
Per questo la ruota, e a volte la spada, sono gli attributi più noti con cui la santa viene rappresentata nell’arte, sia in Oriente che in Occidente. A volte santa Caterina ha come attributo anche la palma, simbolo comune a chi subì il martirio . Altre la santa volte reca sul capo una corona, simbolo della sua regalità. Più raramente ella tiene in mano uno strumento della sua arte, in genere l’astrolabio che ricorda la sua conoscenza in campo astronomico e matematico.

La biografia di Ipazia non si fonda, come nel caso di Caterina, su leggende agiografiche ma è confermata da varie fonti e documenti storici.
La famosa filosofa alessandrina è infatti certamente esistita e sappiamo che raggiunse un’incredibile popolarità come filosofa e scienziata, tanto che moltissimi studenti accorrevano ad Alessandria per ascoltare le sue lezioni , acclamandola per la sua sapienza e per la sua eloquenza.
Tanta popolarità, unita alla sua leggendaria bellezza, scatenarono inevitabilmente la gelosia e l’invidia del vescovo Cirillo. E fu così che contro di lei si schierarono i Parabolani, fanatici monaci cristiani che non esitarono a torturare e ad assassinare con ferocia la giovane scienziata, dopo averle teso un’imboscata e averla trascinata in una chiesa, il cosiddetto Caesareum.  All’interno del luogo sacro spogliarono la giovane donna delle sue vesti e la uccisero quindi con tegole taglienti fino a ridurre in pezzi il suo povero corpo martoriato. I resti smembrati di Ipazia furono poi portati dai suoi assassini in un altro luogo, chiamato Cinaron, per essere bruciati.

C’è chi sostiene che santa Caterina d’Alessandria sia un personaggio leggendario, inventato appositamente per tentare di espiare il senso di colpa collettivo che seguì il terribile eccidio di Ipazia, un senso di colpa che è facile immaginare abbia “pesato” nella memoria e nella coscienza dei primi cristiani. In altre parole, il supplizio della ruota di santa Caterina potrebbe essere stato inventato per cancellare dalla memoria collettiva l’onta e la vergogna del terribile assassinio di Ipazia. La figura di santa Caterina, uccisa secondo la tradizione dai nemici dei primi cristiani, potrebbe dunque esssere stata creata ad hoc per “rimuovere” dalla memoria il vergognoso, riprovevole ed efferato omicidio, compiuto da fanatici monaci contro una donna inerme, colpevole solanto di non essere cristiana e di essere bella, colta e famosa. 

Per chi volesse approfondire la storia di Ipazia, consiglio di leggere La vera storia, libro di Silvia Ronchey.  La biografia della filosofa di Alessandria è raccontata anche nel film Agorà, di Alejandro Amenàbar.
 
Antonella Bazzoli, 4 novembre 2021