Invocazione magica all’arcangelo Michele

Triplice invocazione a Michele

Oggi vi voglio parlare di un’enigmatica iscrizione di età medievale che ha dato adito a varie ipotesi e a diverse interpretazioni.
Due esemplari della misteriosa epigrafe si trovano presso la collegiata di San Cristoforo, a Barga, in provincia di Lucca.
Altre tre si trovano invece a Pisa, ed una quarta a Pistoia.
Sono stati diversi nel tempo i tentativi di decifrare il significato dell’epigrafe cristiana.
L’interpretazione che tra tutte a mio avviso è la più attendibile, è quella secondo cui  si tratterebbe di un’invocazione all’arcangelo Michele, come sosteneva già nel secolo scorso la famosa epigrafista Margherita Guarducci.
Ciò che mi colpisce particolarmente di quest’epigrafe è il fatto che essa sia costituita da tre lettere, ovvero da un trigramma, proprio come le iscrizioni a lettere greche del tempio paleocristiano di Sant’Angelo a Perugia, costituite da trigrammi il cui significato esoterico ho cercato di decodificare (il lettore interessato può consultare i risultati della mia ricerca al link che allego in fondo alla pagina).
Tornando all’iscrizione toscana (vedi foto), notiamo che ciascuna delle tre righe del testo presenta tre identiche lettere, separate da altrettanti triangoli a base rovesciata i quali sembrano avere funzione di segni di interpunzione.
Lo stesso trigramma viene dunque ripetuto tre volte e i nove triangoli, posizionati su ciascuna riga tra una lettera e l’altra e anche a chiusura di ciascun trigramma, occupano lo spazio che separa i singoli caratteri alfabetici.
Notiamo inoltre che ciascuna delle tre invocazioni, incise su tre righe distinte, è introdotta da una croce greca patente.
Infine nell’ultima riga è presente una quarta croce finale con l’evidente funzione di voler chiudere definitivamente l’invocazione.
Analizzando poi le singole lettere, e procedendo sempre da sinistra verso destra, incontriamo per primo un mi greco maiuscolo, che risulta graficamente latinizzato tanto da sembrare identico al carattere gotico corrispondente alla lettera emme.  Da un punto di vista grafico si tratta del segno di tipo alfanumerico che nelle datazioni medievali veniva utilizzato per indicare la cifra Mille.
Segue al centro la lettera greca eta, qui incisa con carattere minuscolo (h), e infine la lettera greca lambda con carattere maiuscolo.
Ritengo si tratti di un’ invocazione di derivazione bizantina all’arcangelo Mikael, ovvero al condottiero delle schiere angeliche il cui nome in ebraico significa “chi come Dio”.
La sigla, costituita da mi, eta e lambda, si riferirebbe dunque al veneratissimo messaggero celeste, intermediario privilegiato tra Dio e gli uomini, il cui sacro nome è qui rappresentato da sole tre lettere, attraverso un’abbreviazione del nome ottenuta per contrazione.
È bene precisare che le abbreviazioni in epigrafia possono ottenersi per sospensione (scrivendo solo le prime lettere di una parola e omettendo le rimanenti), oppure per contrazione (abbreviando una parola attraverso la soppressione di una o più lettere). Quest’ultima forma, che è peraltro la più ricorrente nel linguaggio epigrafico, è anche quella più usata, in latino come in greco, per rappresentare i cosiddetti “nomina sacra”.
Credo inoltre che l’epigrafe toscana non sia stata incisa nella pietra della chiesa di Barga soltanto a scopo celebrativo e dedicatorio, dal momento che la formula ripetuta tre volte sembra denotare un ulteriore contenuto simbolico, forse di tipo profilattico, magico e/o apotropaico.
Da ultimo vorrei far notare che l’enorme diffusione del culto per l’Arcangelo Michele, che fin dall’alto medioevo si era diffuso tra tutti gli strati sociali, sia in oriente che in occidente, può essere compresa solo se si pensa alle tante prerogative di questa poliedrica figura, che rappresentava la vittoria del bene sul male, e che aveva funzioni sia taumaturgiche che spirituali e salvifiche, come angelo psicopompo e come accompagnatore delle anime a Dio dopo la morte terrena.

di Antonella Bazzoli  –  3 luglio 2018

DA LEGGERE:
A. Bazzoli, VERA DEUM FACIES. A proposito delle iscrizioni del Tempio di Sant’Angelo in Perugia, in «Bollettino della Deputazione di storia patria per l’Umbria», CIX (2012), fasc. I -II, pp. 463-500.