Il fiore della vita, simbolo universale di geometria sacra

Il “fiore della vita” è un simbolo antichissimo che fu considerato sacro in molte culture, dall’Europa all’ Africa, dal Medio Oriente alla Cina.
Il modulo di base somiglia a un fiore a sei petali inserito in un cerchio, da cui appunto il nome “fiore della vita”.
I cerchi sovrapposti vanno poi a comporre una struttura più complessa, con simmetria di tipo esagonale.
Un disegno di questo tipo è stato ritrovato anche in Egitto, inciso più volte sui pilastri di granito del megalitico Osireion di Abydos, il tempio egizio che qualcuno ipotizza possa risalire addirittura ad epoca antidiluviana e possa aver rappresentato la mitica tomba del dio Osiride.
Vuoi per il fatto che la sua geometria è riscontrabile sotto molteplici forme in natura, vuoi per il significato universale di tipo solare e cosmologico che il simbolo contiene, il fiore della vita fu conosciuto ed utilizzato a scopo magico, religioso e taumaturgico da numerosi popoli antichi, vissuti anche in luoghi e tempi molto distanti tra loro.

Fiore della vita scolpito sul portale di san Bevignate a Perugia
Fiore della vita. Chiesa templare di San Bevignate a Perugia

Come presso gli antichi Etruschi, i quali davano probabilmente al simbolo una valenza di vittoria e di rinascita dopo la morte.
Il reperto etrusco più famoso e più antico in cui troviamo il fiore della vita, è una stele funeraria rinvenuta a Vetulonia, della seconda metà del VII secolo a.C., in cui si vede un principe guerriero ritratto di profilo e armato come un oplita che indossa un elmo piumato in stile corinzio, munito di paraguance e di ampia cresta caudata.  Il guerriero impugna nella destra un’ascia bipenne, mentre con la sinistra regge un enorme scudo tondo sul quale è inciso il nostro simbolo a sei petali.
Lungo la cornice della lastra in pietra si legge una delle più antiche iscrizioni etrusche che conosciamo, dove è riportato il nome del guerriero, Aule Feluske, e un altro nome, Hirumina Phersnachs (che è stato tradotto come “Hirumina da Perugia”), il quale avrebbe eretto la stele in memoria dell’amico alleato. C’è infatti chi ipotizza che all’epoca le città etrusche di  Vetulonia e Perugia avessero stretto un’ alleanza politica e militare.

Sullo scudo di Aule Feluche un fiore della vita. VII sec. a.C.

Lo stesso simbolo del fiore a sei petali compare anche in un altro reperto etrusco, databile al VI – V secolo a.C. e conservato al museo archeologico di Perugia. Si tratta della stele di Montegualandro (proveniente dal territorio del lago Trasimeno) che rappresenta forse un gioco funebre oppure un duello tra mitici eroi o tra principi guerrieri. Ciò che colpisce è la presenza, su uno dei due scudi circolari, del simbolo del fiore della vita identico a quello della stele di Vetulonia.

duello tra due principi etruschi: sullo scudo di destra è raffigurato il fiore della vita. VI-V secolo a.C.
Stele di Montegualandro. Duello tra principi etruschi. VI-V sec. a.C.

E‘ importante comprendere la funzione simbolico religiosa di simili scudi poichè, in qualità di fondamentali armi da difesa, essi erano considerati simboli di vittoria e talismani sacrali.
Fiori della vita con evidente valenza simbolica di vittoria e rinascita dopo la morte, si trovano spesso in ambito funerario, come ad esempio quelli incisi su molte urne cinerarie sia etrusche che romane.
Conoscevano molto bene il fiore della vita anche gli antichi Celti che lo usavano con funzione magica e taumaturgica.
Ed era noto anche ai filosofi e ai matematici greci i quali costruirono i solidi platonici proprio a partire da questo schema geometrico di base.
Perfetta sintesi di geometria sacra, il simbolo contiene in sé il numero aureo, e consente inoltre di passare dal piano bidimensionale a quello tridimensionale.
Persino nella lontana Cina, all’interno del palazzo della “città proibita” che fu dimora dell’Imperatore, troviamo un fiore della vita scolpito tra le zampe di quello che somiglia a un leone solare: è il cosiddetto Cane Du, il guardiano della conoscenza. Senza trascurare il fatto che nell’antica Cina il numero sei e il corrispondente esagramma, composto da linee intere o spezzate, era la base per la costruzione delle sentenze oracolari dell’ antichissimo testo sacro detto I Ching.

Abbazia cistercense di San Galgano. Fiore della vita tra due colonne del chiostro

Interessante è notare che nella cultura giudaico-cristiana il simbolo era chiamato “sesto giorno della Genesi”, poiché ottenuto dalla rotazione di sei sfere, ognuna delle quali corrispondenti ad un giorno della creazione.
Si tratta anche in questo caso di un chiaro simbolo della struttura interna del creato, che ben rappresenta l’ armonia e la perfezione geometrica presente in natura e nel cosmo.
Microcosmo e macrocosmo sono dunque entrambi rappresentati da questo simbolo, attraverso un complesso e perfetto sistema di geometrie, proporzioni e rapporti matematici in grado di spiegare la genesi e l’evoluzione di ogni forma di vita nel cosmo.
Il linguaggio della “geometria sacra” cui appartiene il simbolismo del “fiore della vita” avrebbe permesso – a chi aveva gli strumenti per comprenderlo – di conoscere le leggi che regolano la vita e il movimento dell’intero cosmo.

Da ultimo vorrei ricordare che il simbolismo universale del “fiore della vita” continuò ad essere trasmesso e utilizzato nel corso del medioevo, da mastri costruttori, sapienti architetti e scalpellini, nonché da monaci e cavalieri, in particolar modo dai Templari.
Il simbolo è infatti presente in molte chiese e magioni appartenute ai cavalieri del famoso ordine cavalleresco, come ad esempio nell’antica chiesa templare di San Bevignate a Perugia, dove intorno al 1260 i monaci guerrieri scolpirono un fiore della vita sul portale principale.

Antonella Bazzoli

10/03/2010